Promiscuità obbligatoria e consumismo

Vuoi o non vuoi, il vasto tema dei mutamenti intervenuti, da quasi mezzo secolo in qua, nel rapporto tra i sessi e negli equilibri della coppia e della famiglia, a causa del femminismo, continua ad alimentare dubbi e riflessioni critiche - soprattutto tra le donne - e continua ad orbitare intorno alle medesime considerazioni, quasi alla ricerca della via d'uscita da un labirinto.
Ancora una volta - come abbiamo già visto in questa sede - è la scrittrice Susanna Tamaro a lanciare il sasso nello stagno dell'infelicità femminile.
Ed ancora una volta - come abbiamo ancora già visto in questa sede - il sintomo è quello delle madri che uccidono i propri figli; problematica che, tra l'altro, sarà oggetto di un reportage della trasmissione "Vanguard", in onda domani, mercoledì 23 giugno alle 21.10,  sul canale 130 di Sky (Current Tv), come ci informa ed illustra con statistiche a corredo il Corriere.
Le tesi della Tamaro non sono nuove; l'omologazione femminile ai modelli di comportamento maschili avrebbe reciso il legame di senso tra sessualità e procreazione, dando luogo ad una società "pornografizzata" popolata da modelli femminili tuttosesso, che collocano la maternità in coda alle priorità della vita, in perenne ed irrisolta contrapposizione tra un io proiettato nell'autoaffermazione edonistica ed un sé naturale che trova la propria ragione profonda nello "spirito della maternità". 

"Gli effetti della promiscuità obbligatoria - scrive tra l'altro la Tamaro -, uniti alla forza plasmante del consumismo, ci hanno subdolamente privato della nostra natura più profonda, trasformandoci in affannati cloni del modello maschile. Ma anche all’uomo non è andata molto meglio: privato di un vero femminile, si è sentimentalizzato, perdendo quelle prerogative positive implicite nella sua natura paterna e virile. Noi stesse per anni abbiamo in fondo voluto ignorare la nostra natura perché ad essa associavamo un’idea culturale di fragilità, di rassegnazione e di sottomissione che mal si conciliava con il nostro desiderio di libertà e di emancipazione."
Ma quello che la Tamaro non dice - pur lasciandolo trasparire quasi velatamente - è che l'adesione a modelli maschili di comportamento da parte delle donne non è espressione di un'emulazione astratta ed acefala (promiscuità obbligatoria e consumismo), ma l'effetto lacerante di una battaglia per l'uguaglianza formale; la contabilità sindacale dei diritti, dei doveri, delle parità e delle disparità.
In una parola, l'esito di questa ibridazione dei caratteri sessuali, a svantaggio delle une e degli altri, trova la propria origine nel femminismo che, negando la naturale differenza tra i sessi, ha fatto e continua a fare del modello androgino, ad identica intercambiabilità sociale, un vessillo di libertà.
Non lo dice esplicitamente - la Tamaro - ma lo si capisce talmente bene che non tarda la risposta dalle stesse colonne del Corriere, con un articolo di Lea Melandri che invoca, non a caso, le "madri tuttofare" come giustificazione delle patologie della maternità.
Ancora una volta la contabilità asettica e sindacalizzata prevale, secondo la Melandri, su ogni altra considerazione di merito, dal momento che - scrive la professoressa - "basterebbero le poche, realistiche considerazioni che Maria Luisa Agnese fa, su altre pagine del Corriere, a proposito della "madri tuttofare", dell'enorme mole di ore di lavoro (gratuito) che le donne fanno ogni giorno più degli uomini, della necessità che i padri imparino «a capire cosa vuol dire accudire un bambino e ad acclimatarsi con le acrobazie quotidiane cui sono costrette da subito le mamme con la nuova creatura»."
Quanto queste giustificazioni possano bastare a spiegare il fenomeno delle madri assassine è materia su cui ognuno può formarsi liberamente un'opinione.
Ciò che, invece, sfugge ad entrambe le contendenti, ad avviso di chi scrive, è esattamente quel concetto di "potere" su cui si gioca gran parte dell'antagonismo femminile agli uomini;  ed il fatto che anche il sesso, con buona pace delle anime belle e candide, può essere uno straordinario strumento di potere.
Chi sia a detenere lo scettro del potere in questa sfera è, anche in questa caso, materia su cui ognuno può formarsi liberamente un'opinione, senza necessità di suggerimenti.
Ma quando al potere di dare la vita si contrappone il potere, autoreferenziale, di dominare la scena sociale, con lo strumento sessuale e senza, gli esiti possono essere, come si vede, del tutto imprevisti ed anche drammaticamente inautentici.
Che sia lì il problema....?




P.S.  - per i pochi ma (spero) affezionati lettori abituali del blog,  segnalo che le prossime settimane ci potrà essere un rallentamento nella pubblicazione di nuovi articoli, causa impegni personali.