Elogio della fiducia?





Cosa possiamo aspettarci dal nuovo anno?
Nell'incertezza sul domani che regna sovrana l'unica cosa certa è che anche nel 2012 appena cominciato i rapporti sociali saranno offuscati, intorbiditi e indeboliti dal germe della sfiducia.
Nella sua accezione più generale «fiducia» significa confidare in qualcuno o in qualcosa, affidare parte dei propri beni morali e materiali alle scelte ed ai comportamenti di altri.
Quando un uomo e una donna si incontrano e stringono una relazione sentimentale investono le proprie risorse emotive nell’altra/o, confidando nel fatto che l’altra/o ne avrà rispetto e cura e saprà ricambiare quell'affidamento personale con lealtà.
Quando un imprenditore assume stabilmente un dipendente investe una quota del proprio capitale su quella persona confidando nel fatto che questa saprà rendersi utile all'attività e, quindi, ai risultati economici dell'azienda; a sua volta, il lavoratore confiderà nella capacità dell'imprenditore di innovare e mantenere alti livelli produttivi, a garanzia della continuità del suo lavoro.
Quando una banca eroga un mutuo o un finanziamento confida sul fatto che quei soldi saranno restituiti alle scadenze prefissate, in quanto ha fiducia nella solvibilità del debitore; a sua volta, il debitore deve avere fiducia nelle proprie capacità di produrre reddito e di onorare il debito contratto per non perdere il credito di cui gode.
La fiducia è, peraltro, elemento costitutivo della stessa psicologia dell’individuo, in quanto ognuno, dalla nascita sino ai primi anni di vita, ha dovuto sperimentare la condizione di dipendenza totale da qualcun altro che ci ha allevato.
Quanto più quella spontanea fiducia infantile sarà stata ben corrisposta - per la maggiore o minore capacità dei genitori e degli altri educatori di prendersi cura dei bisogni del bambino - tanto più la fiducia ci accompagnerà nel resto della vita; sia sotto forma di fiducia in noi stessi, sia sotto forma di fiducia nell’altro/a.
La fiducia non è, dunque, solo l’elemento costitutivo dei rapporti di credito – come ci insegnano i manuali di scienze bancarie – ma anche della maggior parte dei rapporti che, a qualunque titolo, andremo ad instaurare nel corso dell’esistenza.
Essa è, sì, sempre una scommessa sul futuro ma è anche e soprattutto una scommessa su chi ci è vicino, sul nostro prossimo in generale; è ciò che rende possibili, fecondi e desiderabili i legami sociali.

Nonostante la sua cruciale importanza in quasi tutti i momenti della vita e a differenza di tutti gli altri beni materiali e immateriali di cui c’è persino sovrabbondanza, sono davvero molti i segnali che ci dicono che il capitale fiduciario è la risorsa più scarsa di cui oggi disponiamo e che questo è uno dei motivi essenziali dell'attuale stato di crisi; sul piano economico, sicuramente, ma anche e soprattutto su quello culturale dei comportamenti individuali e quotidiani.
Lo ha messo in evidenza in modo efficace Angelo Panebianco, con un editoriale che osserva le forme inequivocabili di questo preoccupante deficit di "fiducia sociale" nella tendenza a giuridificare in modo abnorme, burocratizzante e invasivo la maggior parte dei rapporti.
«Quanto più ampio è il capitale di fiducia sociale disponibile - scrive Panebianco - tanto minore sarà il ricorso alla norma giuridica, al diritto codificato, per regolare e controllare i rapporti sociali. Quando invece la fiducia sociale scarseggia o non c'è, essa dovrà essere surrogata da controlli burocratici intrusivi e dalla continua produzione di norme scritte.»
L'uso distorto e patologico dello strumento giuridico conduce, a sua volta, ad atteggiamenti sempre più difensivi e disincantati, sempre meno fondati sulla buona fede e sulla fiducia e sempre più sul formalismo esasperato delle procedure; si pensi al fenomeno della c.d. «medicina difensiva», ad esempio, dove l'esasperante e speculativo ricorso alla citazione in giudizio spinge ormai la maggior parte dei medici a cautelarsi con il ricorso sistematico alle analisi strumentali ed alle terapie preventive, gravando con oneri e costi pubblici crescenti sull'intera collettività.
Ma restando alle tematiche di nostro interesse, si potrebbe pensare alla sindacalizzazione oramai senza freni del rapporto tra i sessi, alla burocratizzazione dei rapporti familiari ed alla c.d. «sessualità giudiziaria», quel fenomeno che impone agli uomini di cautelarsi preventivamente dalle possibili e purtroppo diffusissime accuse speculative di violenza, con comportamenti all'insegna dell'insicurezza e, molto spesso, persino della rinuncia.
Se, comunque, la sintomatologia della sfiducia sociale, diffusa nei più diversi ambiti, ha dimensioni molto chiare ed evidenti, non altrettanto può dirsi per le sue cause.
Dove nasce tanta sfiducia e perché?
Una risposta conclusiva su una questione che investe l'intero universo mondo dei rapporti sociali non ce l'ho.
Frazionando i problemi si potrebbe, con Panebianco, imputare le colpe maggiori alla mancata realizzazione dello stato di diritto, alle gravi carenze del sistema giustizia nel suo insieme, all'iper-politicizzazione dello spazio sociale, all'eccesso di mano pubblica ed alla burocratizzazione di ogni ambito vitale; tutte ipotesi plausibili e tangibili.
Ma leggendo un altro contributo qualche dubbio mi è venuto e con tutta l'incertezza del caso lo consegno alle riflessioni personali del singolo lettore.
Forse tanta sfiducia generalizzata e infettiva può dipendere dal nichilismo che predomina nella nostra società ultra-secolarizzata?
Lo sfruttamento selvaggio e speculativo del presente - come se mancasse un domani credibile - potrebbe essere spiegato dalla mancanza di un fine ultimo?
La parola fiducia non deriva, in fondo, da "fides"?
Sarà per questo che Papa Benedetto XVI° ha proclamato il 2012 anno della Fede.
E, comunque, ogni interrogativo in merito rimane aperto.
Già questo mi dà fiducia.