Movimento femminista per la parità genitoriale






Correvano gli ultimi giorni di luglio dello scorso anno quando da questo blog si salutava la nascita del movimento femminile per la parità genitoriale come «una novità positiva e benaugurante».
Ebbene, prima di tutto chiedo subito scusa ai miei lettori per l'imprudente e frettolosa valutazione di allora: mi sbagliavo.
Rileggendo quelle considerazioni si potranno ricordare i perché di un movimento, con tanto di "femminile" in primo piano, che si costituiva allo scopo di spalleggiare le battaglie civili dei padri separati.
Non erano, in realtà, questioni di principio a motivare quella nascita ma la convenienza pratica e il vissuto personale delle partecipanti.
Ciononostante, era lecito presumere che, motivazioni a parte, quell'alleanza avrebbe aggiunto qualche freccia in più all'arco degli uomini sottoposti al massacro giudiziale delle separazioni, non fosse altro che per la stragrande attenzione riservata dal mondo politico e tribunalizio ai desiderata ed alle esigenze femminili.
Nella vita effettiva di quel gruppo si è assistito tuttavia ad un lento, graduale ma inesorabile scivolamento verso il dominio interno di una minoranza rumorosa, in maniera del tutto analoga a quella cui è assoggettata la realtà di questo paese più o meno da sempre.
Avete presente la capacità di condizionamento della vita economica e politica che la CGIL - ed in particolare la FIOM - esercita da decenni con i suoi veti, le manifestazioni, gli scioperi, le occupazioni, le mobilitazioni e tutto il resto?
Quella minoranza che tiene in pugno la totalità dello stivale con i suoi diktat, al punto tale che Marchionne, esasperato, sta decidendo di portarsi via la più grande e importante azienda italiana mandandoci tutti a quel paese?
Ecco, qualcosa di simile - mutatis mutandis, com'è ovvio - caratterizza la vita di quello che, per coerenza, dovrebbe oggi definirsi più propriamente «movimento femminista per la parità genitoriale».
Banale questione di forma, dite voi?
Niente affatto, è questione di solida sostanza.
Provate voi stessi a mettere in discussione, in quel gruppo, dogmi intangibili e principi evidentemente non negoziabili come la parità, l'uguaglianza, la libertà libertaria (quella senza vincoli responsabilizzanti) e la negazione delle differenze antropologiche e sessuali tra gli esseri umani che possano, ad esempio, ricondurre a ruoli e funzioni naturali come quello del papà e della mamma.
Insomma, a mettere semplicemente in discussione la mentalità femminista/politically correct/libertaria/...e dde sinistra che dal sessantotto in avanti ha fatto in questo paese il bello e il cattivo tempo a suo completo piacimento.
Formalmente ve lo lasceranno fare ma sostanzialmente la minoranza rumorosa si mobiliterà nella piazza virtuale, trattandovi come un appestato infettivo da mettere in quarantena.
Provate ancora a ricordare che i disastri giudiziali che oggi sopportano i padri separati sono la conseguenza di quella logica di redistribuzione sociale in favore dei soggetti deboli, tra i quali il mondo femminile si è stabilmente insediato ormai da decenni avvalendosi delle più svariate forme di vittimismo che si possano concepire, grazie ai femminismi di ogni forma, colore, aspetto e natura.
«Naaaaaaaaaa....» - vi sentirete rispondere, con questa sfilza completa di argomenti messi in fila uno dietro l'altro.
E sapete perché?
Perché in un certo blog denominato femminismo a sud - affettuosamente ribattezzato fas per le amiche e gli amici ...dde sinistra - hanno finalmente cominciato a capire che la stanno facendo fuori dal vaso in modo esasperante e nauseante da troppi anni.
E allora tutta quella che è rimasta fuori dal vaso la ignorano, quella che continua a colare non la prendono neanche in considerazione, ma soprattutto dichiarano tabù ogni critica ai femminismi perché un paio di tizie su qualche decina di milioni hanno improvvisamente cominciato a farla dentro.
Senza neanche vergognarsi di avere sporcato fino ad ora.
Un film grottesco e surreale che sembra uscito dalla penna di Kafka.
Con queste straordinarie referenze da sventolare ai quattro angoli delle terre emerse, il sindacalismo femminista, quello del conteggio dei tempi di poppata da mercanteggiare con le passate dell'aspirapolvere e i cambi di pannolino, si è talmente ben radicato nel movimento in questione che il binomio «parità genitoriale» nel nome del gruppo sta ad indicare esattamente questo, in definitiva.
Che ogni uomo deve sapersi mammizzare e femminilizzare, per consentire alla madre di suo figlio di realizzarsi autonomamente nella vita, nel lavoro e nella società come donna perfettamente emancipata e indipendente ; da sé stesso, da suo figlio e da tutti quanti.
Sfortunatamente, questa riduzione della figura maschile a strumento indiretto e passivo dell'affermazione egotica femminile - la riduzione a maschietto devoto e casalingo felice - intercetta un problema ben più drammatico ed assillante che i padri separati sono chiamati ad affrontare sulla propria pelle: quello della deprivazione coattiva dell'affetto dei figli che comprime e oscura, per molti di loro, ogni altra considerazione.
Non bisogna essere particolarmente svegli per capire che chi vive una mancanza grave e dolorosa è disposto a tutto pur di poterla colmare.
Sicché, pur di rivedere i figli e poterli riabbracciare, tanti sono persino disposti a farsi fare il lavaggio del cervello secondo le moralizzazioni maschili di massa del femminismo progressista e....dde sinistra, salvo accorgersi in futuro che gli avranno strappato via pure l'anima per il proprio tornaconto.
Quando forse sarà troppo tardi.
Naturalmente questa è la mia opinione, comunque maturata in diversi mesi di osservazione del fenomeno, ed ognuno rimane lapalissianamente libero di farsi tutte le illusioni che preferisce e di seguire le mode e le ideologie che gli aggradano.
Comunque sia, un'ultima annotazione si rende molto più che necessaria; direi comicamente inevitabile.
Ci sono state esercitazioni di sdegno e di indignazione che le esponenti del movimento in questione hanno sprecato, nei tempi passati, nei confronti di siti femministi come la 27ma ora o similari, a causa delle censure e delle intolleranze riscontrate in quelle correnti di pensiero.
L'incoerenza è femmina da sempre, ma per contraddizioni di queste dimensioni esorbitanti bisognava immaginare "folgorazioni sulla via di Damasco" - scivolando verso sud - che nei primi giorni di luglio dell'anno scorso era impossibile prevedere.
In qualche modo credo di essere giustificabile.
Io sì......




N.B. - per obbligo di trasparenza, resta inteso che - salvo censure preventive - questo articolo sarà postato nella pagina del MFPG dal momento che si parla di loro; dopo di che, per obbligo altrettanto evidente di coerenza conseguente, mi dissocerò da quel gruppo in maniera definitiva.