Finalmente una buona notizia.
Presi come siamo dalla nostra inveterata, brutale e invereconda misoginia, tempo addietro ci siamo spinti ad interpretare l’atteggiamento comune della donna media contemporanea come un «voglio tutto» capriccioso ed infantile.
Forse qualche lettore abituale lo ricorderà: il bancone del gelataio, la pretenziosità femminile e il solerte, zelante paternalismo delle istituzioni di ogni ordine e grado che si affrettano ad accontentarla in tutti i modi come si fa con i bambini; anzi, molto più di come si fa con i bambini a cui, al contrario, si insegnano i limiti e la moderazione.
Bene, stavolta dobbiamo ammetterlo, ci sbagliavamo.
Ciò che vogliono le donne – questo tormentone quotidiano che corre in circolo tra cinema, tivvù e piazze della politica - non è proprio tutto-tutto, non sono così esagerate.
Vogliono il 50% lordo, vogliono fare ai mezzi; le donne vogliono la metà di tutto.
A dichiararlo e certificarlo, in nome e per conto dell’universo femminile nella sua indistinta e monolitica totalità, è quel nuovo fenomeno politico-mediatico di marca neofemminista che si va mettendo in vetrina - sul web, nelle piazze e sui giornali – intonando il noto slogan “se non ora quando”.
Ultima vetrina ufficiale, la tre giorni di Siena del decorso fine settimana.
Le donne in stato di mobilitazione permanente, racconta la cronaca dell’evento senese, «…non vogliono il Ministero delle pari opportunità, ma l’Economia, gli Interni e la Difesa, e anche il Primo Ministro se non il Quirinale, dopo Napolitano. Non vogliono quote ma “la metà di tutto”. E forse qualcosa di più.»
Beh, tutto sommato è una buona notizia.
Era ora, finalmente, che si facesse ai mezzi di tutto, dove però tutto sta per tutto, naturalmente.
Non tutto quello che sta da lì a là, tutto di questo ma non tutto di quello, tutto ciò che sta sopra ma non tutto ciò che sta sotto.
Tutto significa proprio tutto nella lingua italiana e in quel tutto non ci stanno solo i ministeri, le cariche e gli onori; ci stanno tantissime altre cose.
Ci stanno le morti bianche, per esempio.
Nelle statistiche dei caduti sul lavoro il soffitto di cristallo è più duro e resistente che mai, perché la parte del leone la fanno sempre gli uomini con quel 90% abbondante di incidenti mortali; era ora che si andasse ad un riequilibrio di queste statistiche in nome della parità sessuale.
Ci stanno anche i lavori pericolosi, quelli che possono portare ad invalidità permanenti, morti bianche a parte; ed anche lì cominciare a vedere qualche donna con qualche dito di meno, con qualche cicatrice addosso o con le stampelle significherà che ad essere risparmiati saranno stati altrettanti uomini.
Ci stanno i caduti e i feriti sui fronti caldi dei conflitti esteri e lì la questione è particolarmente strana.
Figure femminili nel mondo militare se ne vedono in continuazione, sempre in primo piano nelle foto ufficiali, nei reportage televisivi e nei cerimoniali; poi, però, tra le vittime degli attentati in Afghanistan, in Iraq e negli altri luoghi di tensione internazionale non ne trovi neanche una, benché negli ultimi anni i caduti tra i militari italiani si contino nell’ordine delle centinaia. Che strano mistero!
La metà di tutto comporterà anche questa quota della metà, immaginiamo.
Ci stanno, ancora, le sentenze di separazione e divorzio, l'applicazione quotidiana del diritto di famiglia vigente, dove più che altrove il principio della “metà di tutto” sarebbe davvero benedetto.
Che si vada al 50% effettivo dell’affidamento dei figli, degli oneri di mantenimento, dell’usufrutto della dimora familiare, beffe legislative e giudiziarie dell’affido condiviso a parte.
Certo, a nessuno (forse) piace la disgrazia altrui, ma se proprio l’esito di una separazione deve andare ad ingrossare le fila dei barboni e delle mense della Caritas, sembra più che giusto che a mettersi in fila siano tante donne quanti uomini.
Insomma, senza stare ad elencare ancora le varie vicende esistenziali che ci riguardano tutti, in un modo o nell’altro, di settori da portare ad un riequilibrio statistico tra i sessi ce ne sono davvero tanti.
Quindi, che le neofemministe proclamino questo sacrosanto principio di parità non può non essere considerato una buona notizia e - bisogna proprio dirlo di fronte a tanta nobiltà di intenti - avere pensato che l’atteggiamento di fondo femminile fosse un pretenzioso e ingiustificato «voglio tutto» non ci fa onore.
Adesso si tratterà solo di stare a vedere con quanta coerenza le senonoraquando in stato di mobilitazione permanente rivendicheranno l’invocato principio.
Che c’è, c'avete dei dubbi….?