Tra destra e sinistra

«Ci vorrà un soggetto politico finalmente e compiutamente liberale per traghettare l'idea che privilegiare le donne come "raccomandate di Stato" è ingiusto, sbilanciato e vessatorio nei confronti della controparte maschile, ritenuta sempre sacrificabile - e non solo nei consigli d'amministrazione - in quanto asseritamente "più forte".»


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Dunque, seguendo un copione che va in scena ormai da molti anni, anche il decorso 8 marzo ha portato nella cascina del mondo femminile un ulteriore accumulo di fieno, oltre alle usuali mimose, al rito elogiativo del Capo dello Stato ed a tutto il resto.
La celebrazione non si è svolta nelle piazze dove, anzi, il flop della partecipazione femminile è stato obiettivamente clamoroso; né si è svolta più di tanto sui giornali o sui media, dove si sono avvicendate voci più o meno autorevoli nel consueto tira e molla tra fautrici imperterrite della "festa della donna", dubbiose in bilico perenne e contrarie dichiarate.
Si è svolta, però, nei palazzi delle istituzioni; lì sì che si è svolta e con dovizia di festeggiamenti, quasi a confermare quel divario crescente tra politica e società civile non appena si esce dalle dispute ideologiche astratte sino ad una loro traduzione di merito sui fatti concreti.
E' stato, infatti, approvato in sede referente dalla Commissione Finanze del Senato - con un solo giorno di ritardo sul ruolino di marcia programmato, guarda caso, all'8 marzo - il provvedimento che introduce le "quote rosa" nei C.d.A delle società quotate (regime privatistico, si noti bene) con il 20% dei posti garantiti alle titolari dell'importante qualifica di "donna" a partire dal 2012 ed il 30% dal 2015. L'iter parlamentare ora è, sostanzialmente, in discesa e si può dire che, ormai, sulla questione il dado è tratto e molto difficilmente si tornerà indietro.
Per evitare possibili stravolgimenti da parte di un'Assemblea meno incline all'entusiasmo femminilista dei membri della Commissione, è stato conferito allo stesso organo la sede redigente e tutto potrebbe risolversi in quella sede.
Ne avevamo già anticipato i temi qualche tempo fa ed ora siamo all'epilogo parlamentare.
Come regalo politico per "la festa della donna" non c'è davvero male; come investimento propagandistico da spendere sull'ampio bacino elettorale colorato di rosa, pure.
Lella Golfo
 E, infatti, a spenderselo saranno tutti i lati della barricata, visto che il provvedimento è, come si potrebbe dire nel caso, "tripartisan" con l'On. le Lella Golfo (PdL) come prima firmataria, la Germontani (FLi) relatrice ed un testo unificato a quello, pressoché identico, dell'On. Le Alessia Mosca (PD).
Quest'ultima potrebbe solo lamentarsi di essere stata scippata, dal centrodestra, di una delle parole d'ordine tipiche dell'ideologia del suo schieramento: uguaglianza forzata imposta dallo Stato.
Il che starebbe a significare che, in fondo, tra destra e sinistra, a conti fatti, c'è ben poca differenza e che tutte le concezioni liberali di questo mondo vanno a farsi benedire da ambo i lati.

Infatti, sulla questione specifica, nei palazzi del potere è proprio così, fatto salvo il pesante condizionamento sulle scelte di merito che eurolandia impone sul piano nazionale, nei termini a cui abbiamo fatto cenno nell'articolo precedente.
Ma è così anche fuori da quei palazzi, nel ventre profondo del Paese e a distanza di sicurezza dal politically correct degli euroburocrati?
La stampa è un indicatore abbastanza attendibile per sondare gli umori reali che serpeggiano tra i popoli dei due lati della politica italiana, soprattutto da quando il giornalismo si è liberato della maschera mitologica ed ipocrita dell'obiettività informativa .
Le testate delle sinistre, in effetti, salutano il provvedimento con grande euforia, dando spazio ad interviste ad una Finocchiaro «molto soddisfatta» e ad una Melandri che, sullo slancio, ha inviato un messaggio alla Marcegaglia parlandole di «shock positivo che colpirà il nostro sistema produttivo...».
L'Unità della De Gregorio, nonostante riesca a fare opposizione pure quando il cdx va nella sua stessa direzione, proclama che "la politica ritorna nelle mani delle donne" scrivendo, in prospettiva, il 7 marzo «...Sulle quote rosa nei CdA si va verso un accordo, dopo che il Pdl al Senato aveva bloccato tutto suscitando la rivolta delle donne per una legge presentata e votata alla Camera dai due schieramenti».
Concita De Gregorio
Insomma, a sinistra - a parti i toni rivoltosi di prammatica all'Unità - è tutto uno sventolìo di soddisfazione per un risultato politico che, appunto, sa molto di sinistra e ben poco di libertà "liberale".
Dall'altro lato, che annovera come endorsement quasi solo Il Giornale e Libero, i toni sono, invece, molto diversi; anzi, spesso diametralmente opposti.
Già Paolo Bracalini, sul Giornale del 28 ottobre scorso, aveva parlato di quote rosa nei C.d.A. come dell'ultima follia politically correct, ricordando che «...da una coalizione liberale ci si aspetterebbe più anticonformismo e coraggio nel superare i clichè pseudo-progressisti....che autorizza[no] lo Stato a ficcare il naso anche nelle scelte delle aziende private, violando la libertà di iniziativa economica e di fatto discriminando tra uguali».
A cose fatte è stato Nino Sunseri, su Libero di oggi, a sostenere che «sulle quote rosa l'Italia imita i peggiori: chi le ha introdotte è in crisi nera», ricordando come i tre paesi europei che le hanno adottate sono la già fallita Islanda, la Spagna in via di fallimento e la Norvegia che si salva dalla crisi perché «...la differenza la fanno i suoi grandi giacimenti petroliferi. Non certo le donne in consiglio». Le principali economie del mondo, USA, Giappone, Cina e Germania su tutte - ricorda il giornalista - non hanno neanche una traduzione lessicale per la formula "quote rosa".
Insomma, la stampa liberale non segue le direttive di nessuno e, sul tema, si esprime in modo estremamente critico nei confronti della parte politica che, pure, è solita sostenere, dando al tempo stesso un'idea chiara di quale sarebbe la posizione coerente con la filosofia politica comune.
Una distanza ancora maggiore tra rappresentanti e rappresentati la si registra nei sondaggi che entrambi i giornali hanno proposto on-line sul tema; pur non avendo valore assoluto di sondaggio statistico, si tratta di sondaggi degli umori dei propri lettori, i quali, evidentemente, si riconoscono nelle opinioni espresse da questa stampa.
Al momento della stesura di questo articolo, il sondaggio del Giornale fa registrare una contrarietà al provvedimento, in quanto considerato ingiusto, da parte di un abbondante 85% dei propri lettori/votanti.

Uguaglianza
Il sondaggio di Libero si ferma, invece, al 71% di contrari alle quote rosa che rimane, comunque, una maggioranza più che significativa.
Morale: il personale politico di centrodestra interpreta molto male gli umori effettivi del suo elettorato, quantomeno su un tema di ingegneria sociale egualitarista che è, da sempre, appannaggio e vessillo delle sinistre passate, presenti e future.
Se questo vuole essere un tentativo di strappare consenso agli avversari politici invadendo il loro campo, non sappiamo.
Se in nome del consenso elettorale si smerciano provvedimenti illiberali da parte di uno schieramento che si ispira e si proclama "liberale" per statuto, alla lunga tutti i nodi verranno al pettine.
C'è voluto un soggetto politico nuovo e indigesto a molti come la Lega per traghettare l'idea che l'assistenza pubblica al meridione, nell'asimmetria che ha storicamente assunto, è ingiusta, sbilanciata e vessatoria nei confronti delle aspettative di un nord ritenuto sempre sacrificabile in quanto "più forte".
Ci vorrà un soggetto politico finalmente e compiutamente liberale per traghettare l'idea che privilegiare le donne come "raccomandate di Stato" è ingiusto, sbilanciato e vessatorio nei confronti della controparte maschile, ritenuta sempre sacrificabile - e non solo nei consigli d'amministrazione - in quanto asseritamente "più forte".
Diamo tempo al tempo ed uscirà fuori; se non è certo sarà, comunque, da ora in avanti e prima o poi, sempre più probabile perché i presupposti si stanno accatastando uno sull'altro.