Verso le presidenziali americane

Dale O'Leary è l'autrice del libro «Maschi o femmine - la guerra del genere» che, tra i primi, ha dato pubblica denuncia delle strategie poste in essere dalle lobby femministe e omosessuali per imporre l'ideologia di genere nelle legislazioni del mondo occidentale, attraverso la penetrazione sistematica e capillare di grandi istituzioni internazionali come l'ONU e l'UNICEF e nella comunità intellettuale.
Dale O'Laery

Nella prospettiva delle elezioni che dovranno eleggere, il prossimo autunno, il nuovo presidente degli Stati Uniti, la O'Leary è stata intervistata dal settimanale Tempi, fornendo un quadro assai significativo della posta in gioco.
Ciò che a prima vista potrebbe apparire lontano dai nostri interessi ci riguarda, in prospettiva, molto da vicino, essendo la vecchia Europa culturalmente colonizzata e condizionata dai miti d'oltreoceano in molti modi, a cominciare dal mito ginecocratico.
Appare più che utile qui proporre il testo integrale dell'intervista, di particolare importanza anche per una corretta inquadratura delle problematiche correlate alla questione maschile, evidenziando in neretto le parti di maggiore interesse.
Le domande poste nell'intervista sono sottolineate, le risposte della O'Leary in corsivo.
La fonte è riportata in calce.


«Obama è un marxista, vuole togliere tutti i diritti a chi non la pensa come lui»


«Non c'è dubbio. La burocrazia delle Nazioni Unite, come anche la maggioranza delle sue Ong è devota alla causa dei diritti sessuali. Ma ora c'è chi li vuole imporre. Parlo di Barack Obama». Ad affermarlo a tempi.it è Dale O'Leary, medico da sempre in prima linea nelle battaglie per la difesa della famiglia naturale e della vita. Fu lei a capire come le lobby Lgbt e quelle abortiste si muovevano all'interno delle Nazioni Unite.
Queste lobby hanno condotto ai principi di Yogyakarta, che stabiliscono che in natura non esiste alcun sesso.
Danno a ciascuno la libertà di definirsi uomo/donna/gay/transessuale
, ottenendo così tutti i diritti sessuali e matrimoniali desiderati. Questi principi, presentati al Consiglio Onu per i Diritti Umani del 26 marzo 2007, sono stati presi in considerazione anche dal Consiglio d'Europa nel documento “Diritti Umani e Identità di Genere”, scritto nel luglio del 2009. La conseguenza del diritto a fare sesso con chiunque senza limitazioni, ne implica poi altri, come quello alla contraccezione e all'aborto su richiesta. Le sue estreme conseguenze sono poi la poligamia e la pedofilia.

Come questo programma influenza le politiche degli Stati?
Le Nazioni Unite stanno cercando di imporre questi diritti all'America Latina, all'Africa e al mondo islamico. Ma siccome quest'ultimo non riceve aiuti dall'Onu è stato in grado di reagire. Sfortunatamente, però, gli stati del Sud-America e quelli dell'Africa sub-sahariana sono ricattati dagli Stati che li finanziano: in particolare dall'amministrazione Obama. L'ambasciatrice americana presso El Salvador, nominata dal presidente degli Stati Uniti, ha scritto una documento in cui chiedeva che i diritti sessuali fossero introdotti nel Paese. Questo è solo un esempio di quello che Obama sta facendo dappertutto.

Perché il suo governo ha deciso di farsi promotore di questi diritti?
I promotori dei diritti sessuali hanno lavorato anni per diffondere la loro mentalità all'interno dell'Onu. Nel 1994 alla conferenza del Cairo, alla quale molti movimenti contrari all'ideologia gender si recarono ammoniti del pericolo da Giovanni Paolo II, mi accorsi di come avessero usato tutte le armi possibili per raggiungere i posti di potere a loro necessari. Mi tornò in mente quando una mia amica mi aveva raccontato di una conferenza sulle donne e il potere in Usa, in cui si spiegava che occorreva iniziare a lavorare per occupare posti importanti: il governo non aveva bisogno delle donne in generale, ma di quelle d'accordo con la visione libertina della sessualità e del genere sì. Raccomandavano anche di inserirsi in posizioni in cui si fosse in grado di assumere persone in accordo con la propria idea: il che significava l'introduzione al potere di soli gay, lesbiche, femministe radicali e abortisti. Dopo anni ecco realizzato il progetto dall'amministrazione Obama che ha fatto en plein, assumendo praticamente solo chi proviene da questo mondo. Così è passato anche il mandato del dipartimento della salute sull'obbligo di tutti gli istituti a pagare per la contraccezione e l'aborto dei propri dipendenti.

Obama sta anche cercando di eliminare l'obiezione di coscienza.
È importante fare una distinzione: quella tra un liberal americano e un marxista. I liberal sono per la tolleranza, credono che ognuno possa pensarla come vuole. I marxisti invece hanno una sola visione: ci sono gli oppressi e gli oppressori. Per loro non bisogna solamente dare diritti agli oppressi, ma togliere anche tutti i diritti agli oppressori. L'intera vita di Obama è associata al marxismo. Questa è anche l'idea del movimento dei diritti sessuali.

Ma Obama non ha mai parlato apertamente di nemici da combattere.
Se si leggono attentamente i suoi discorsi invece si nota benissimo la sua linea. È evidente lo stampo della teologia della liberazione, con il marxismo applicato al cristianesimo. Ora, poi, il presidente sta togliendo diritti a chi la pensa diversamente da lui, perciò quello in cui crede non si vede più solo a parole ma nei fatti.

I cittadini si stanno accorgendo del pericolo?
Si accorgono che Obama non è un americano: insulta gli inglesi, fa politiche centriste e contrarie a Israele.

Gli americani saranno costretti a sposare questa ideologia?
Penso che la violenza sia più chiara di un tempo: Obama sta ribaltando tutto, sta accentrando i poteri. Così la popolazione se ne può accorgere meglio. Penso alla Conferenza episcopale della Chiesa cattolica, agli evangelici, ad alcuni ebrei. Non hanno mai combattuto come stanno facendo ora. Non è mai successo, poi, che gli evangelici si unissero ai cattolici, dichiarando addirittura di sentirsi «più cattolici che mai». E neppure che sostenessero un candidato cattolico come Rick Santorum.

Pensa che riusciranno a cambiare le cose?
Solo se i repubblicani riuscissero a mandare a casa Obama e a ottenere la maggioranza in Senato. Questa è la prima battaglia del partito. Una battaglia molto dura, di cui, però, si ha più coscienza che mai. La destra americana ha capito che deve prendere posti nei media, che deve muoversi per educare la gente a comprendere quanto sta avvenendo: non c'è giorno che non cerchino di spiegare quello che Obama sta facendo e anche Santorum è su questa linea.

L'obiettivo, quindi, è la vittoria dell'italo-americano.
L'obiettivo dei conservatori è uno: unire le forze per battere Obama. Credo che Santorum sia provvidenziale nel far capire all'America quello che sta succedendo. Servisse anche a far vincere un altro repubblicano sarà un successo comunque. Romney, Santorum, Gingrich sono tutte persone solide. Certamente ogni repubblicano ne predilige uno, ma quando vengono paragonati ad Obama non c'è preferenza che tenga. Spero che con il duro lavoro che si sta facendo, con la preghiera e l'aiuto di Dio si riesca a tornare indietro: perché questi quattro anni con Obama sono stati terribili, per l'America e per tutto l'Occidente.

Crede che chi lo ha votato nelle scorse elezioni cambierà idea?
Sicuramente parte dei cattolici lo farà, ne conosco alcuni. Anche certi Afro-americani hanno dichiarato che non lo voteranno più e persino molti ebrei. Gli ebrei sono al 90 per cento democratici, ma i tradimenti di Obama non li lascia indifferenti.

di Benedetta Frigerio
13 marzo 2012

Fonte: Tempi