Non c'è che dire, la bambolosa Selvaggia Lucarelli, l'arrampicatrice mediatica che abbiamo già incontrato in precedenti riflessioni sul femminile, non manca di un certo senso dell'umorismo.
Almeno quello c'è insieme ad un'insolita autoironia; e diamogliene atto.
Tuttavia, il suo senso dell'autoironia non è talmente originale da investire anche il resto della categoria di cui, in un modo o nell'altro, finisce immancabilmente per autonominarsi portavoce sindacale: la categoria delle donne.
E il suo senso dell'umorismo ne risente di conseguenza.
Nessun sindacalista degno di nota è mai riuscito a far ridere qualcuno dissacrando i propri assistiti, a pensarci bene.
Generalmente cerca di far ridere i suoi dissacrando la controparte - semmai - e neanche la selvaggia arrampicatrice fa eccezione a questa regoletta piatta piatta.
Quindi, il suo senso dell'umorismo è piegato a queste necessità sindacali e limitato ad un pubblico di parte.
Va bene, non è la sola e neanche la peggiore.
Lo strale umoristico-sindacale della caporiona in sostanza è diretto contro la pubblicità e - considerati i suoi motivi di ironico risentimento come consumatrice e come femmina - devo sinceramente ammettere che gli vanno riconosciute ragioni da vendere più di quante possa accamparne la pubblicità incriminata per lo stesso scopo (la vendita).
La bella guagliona si è infatti ribellata assai quando, dalla tivvù, ha sentito dire che «la cellulite è una malattia» e come tale va combattuta acquistando, ovviamente, il tale prodotto cosmetico.
Magari il messaggio sarà passato tra un tiggì denso di sciagure mondiali e un gioco a premi, tra un reality show e un telefilm popolato di pazzi sanguinari, tra una promessa politica e una smentita ufficiale.
Insomma, va bene lasciarsi rincoglionire dal bombardamento mediatico quotidiano sino a confondere la realtà con la fiction, il dramma vero con le recite barbine, la scienza con le supposizioni, la competenza con l'improvvisazione; ma sull'estetica no.
Sull'estetica non si scherza e non bisogna turlupinare la gente.
Su tutto il resto sì, ma lì, no.
Dice la cellulitica Lucarelli, rompendo finalmente il diaframma occulto della disinformazione globale.
Va bene anche qui; ognuno si interessa di quello che vuole e se la Selvaggia vuole rigore informativo su come trattare il proprio sedere e se esso vada considerato, o meno, organo vitale, non c'è proprio nulla da eccepire.
E' probabile, anzi, certo, che per alcune il culo sia organo vitale per fare strada nella vita - come si dice sportivamente in questi casi - ma di cellulite, effettivamente, non risulta mai morta nessuna.
Comunque, c'è chi segue l'oroscopo, le ricette, le attrici, lo sport o la politica e lei segue l'informazione cosmetica dagli spot pubblicitari, a ciascuno il suo.
Insomma, va bene tutto se si tratta di riempire una paginetta di scemenze, tutto sino alla scemenza cardinale dove la culona Lucarelli (se lo dice da sola) perde un'ottima occasione di fare bella figura ironizzando sulle sue cosce lastricate di buccia d'arancia (se lo dice sempre da sola).
«E' evidente - conciona infatti la power girl de' noantri - che il copywriter che ha partorito questo testo è un individuo di sesso maschile. E non è solo un copywriter che vuole vendere un prodotto insinuando il dubbio che di cellulite si muoia, ma è un pubblicitario che odia profondamente il genere femminile».
Ecco, se questa fosse una piece teatrale, questo sarebbe il sacrosanto momento in cui lo spettatore assennato dovrebbe alzarsi dal proprio posto per pronunciare la fatidica frase nel buio della platea: «a selvà....ma che st'addì?» (trad.: o Selvaggia, ma cosa dici?)
Una volta la povertà ideativa dei romanzieri gialli portava sempre alla stessa conclusione: l'assassino è il maggiordomo.
Adesso, la povertà ideativa delle scrittrici in rosa porta sempre alla stessa conclusione: il maschio odia le donne.
Pure col mezzo pubblicitario e pure coll'accusa femminofobica di cellulite fraudolenta.
E pure se il tentativo era quello, maldestro, di far sorridere la propria base sindacale su un problemino insulso, ecco che finisce al solito per diventare un comizio surreale sul maschilismo.
Serve a qualcosa ricordare che l'estetica è regno femminile da sempre, dal marketing, alla distribuzione, al consumo, all'ossessione quotidiana?
No, non serve perché tanto la colpa di tutto è sempre del maschio.
Pure della cellulite.
C'avete il culo grosso?
Prendetevela con quelle che ce l'hanno liscio e sodo e non fanno altro che sbattervelo davanti agli occhi in tutti i modi per farvi rosicare.
E piantatela di romperci i collombrones a noi che vi sopportiamo pure con le fiancate sporgenti.
Fino a che continueremo a sopportarvi...