Mi voglio soffermare su un particolare davvero minuto.
Succede che, l'altro giorno, navigo sul sito di una testata con la quale ho avuto modo di entrare occasionalmente in contatto e, per saperne di più, vado a ficcanasare un po' in profondità.
La testata è valida, con buoni contenuti, di orientamento cattolico ma senza aspirazioni evangelizzanti, tutto sommato anche vagamente sensibile, in qualche modo generico e distante, ai temi della questione maschile.
Vado a curiosare tra i profili dei collaboratori dove trovo Tizio, Caio, Sempronio e poi una collaboratrice.
Sapete come sono i profili di cui parlo: si indica il percorso formativo, le collaborazioni e le eventuali pubblicazioni, qualche piccolo accenno alla personalità dell'autore e poco altro.
Sul profilo della collaboratrice leggo, tra l'altro, che ha fatto questo e quello e che «curiosa e determinata come tutte le donne» vuole fare questo e quest'altro ancora.
Freno d'un colpo.
La nota stonata mi stride subito nelle orecchie del cervello.
Torno a leggere «curiosa e determinata come tutte le donne» e scuoto la testa.
Vado per occuparmi di altro ma la nota stonata continua a stridere come prima.
«Ma dai - mi dice la vocina di scorta - cosa vai a pestare nel mortaio per una sciocchezza simile.»
Però la vocina di scorta la lascio momentaneamente nel bagagliaio della testa perché sento un fumus particolare.
«Fissato e pignoletto - continua ad urlarmi la vocina dal retrocranio - mettersi a dare importanza a dettagli simili è come mettersi a raccogliere le cicche per terra; roba da squinternati! Perché non fai come tanti altri e ti occupi della Belen senza mutande?»
Ah, certo; stavolta devo quasi dare ragione alla vocina della saggezza.
Tra un particolare totalmente irrilevante, disperso nel mare magnum dei contenuti web, ed un altro che in questi giorni ha riempito paginate di giornali e promosso quintalate di commenti non dovrebbe esserci partita.
Oppure sì?
E' rilevante per le sorti del mondo che la Belen vada in giro per la tivvù, in prima serata, senza mutande?
Qual'è il particolare più rivelatore?
Quella frasetta buttata lì a caso o la farfalletta nuda della Belen aperta così, a caso?
E poi, rivelatore di cosa?
Beh, di cosa sia rivelatore lo spacco inguinale della Belen mi sembra evidente.
E' rivelatore della sua personalità.
Quel modo di tenere aperto il vestito in modo apparentemente casuale è un messaggio.
E' un po' come se lei stesse dicendo a tutti quelli che la stanno guardando: «guardate quanto sono troia...».
E qualunque uomo dotato di flussi ormonali regolari sa bene quale deflagrazione di testosterone possa provocare un simile atteggiamento femminile.
Poi, che in massa si siano interrogati/e se non ci fosse qualche intimo trasparente, qualche trucco illusionistico nel drappeggio è, comunque, totalmente fuori luogo e fuori bersaglio.
Quello che doveva arrivare era il messaggio e quello è arrivato, che più forte e chiaro di così non si potrebbe.
Belen ha un capitale erotico fenomenale e lo sa anche gestire alla grande; altroché se lo sa gestire, guardate dove sta...
Ritornando alla più pudica sobrietà della collaboratrice, a quel messaggio nella bottiglia lasciato alla deriva nel web, invece, le cose cambiano.
Il fumus, quello che avevo annusato da subito, mi dice, infatti, che quella frasetta insignificante, sperduta tra infinite altre contiene un vizio arcaico.
E' falsa.
Non è assolutamente vero che tutte le donne sono curiose e determinate allo stesso modo; è una corbelleria del tutto identica ad affermazioni come «intelligenti e perspicaci come tutti i cinesi» o «coraggiosi e forti come tutti gli uomini».
Una generalizzazione senza senso.
Però, a differenza dello spacco della Belen quella frasetta insignificante è rivelatrice di qualcosa in più; è rivelatrice di una mentalità diffusa.
Talmente diffusa da essere seminata dovunque, persino sul sito di una testata cattolica, asseritamente contraria al politically correct femminista di cui, invece, si rende, in qualche modo nascosto, "portatore sano", per così dire.
Ricordate la teoria dell'indottrinamento di massa di G. Le Bon? Lo schema «affermazione, ripetizione, contagio»?
Ecco, l'affermazione «curiosa e determinata come tutte le donne» ripetuta in innumerevoli modi ed in svariate forme elogiative un po' ovunque è la sintomatologia del contagio.
Visibile, tangibile con mano.
La malapianta dell'auto-celebrazione femminista, da cui scaturisce così tanta auto-referenzialità femminile ha attecchito ormai in profondità.
Tuttavia, quei due particolari così distanti all'apparenza, anzi, quasi diametralmente opposti l'uno con l'altro, sotto molti aspetti, messi insieme sono rivelatori di qualcosa di più.
Sono particolari rivelatori del fatto che nessuna delle due tipe in questione vuole essere vista innanzitutto come persona; hanno la necessità impellente di dichiarasi donne, di anteporre il lato femminile ad ogni altro possibile lato del proprio essere, di qualificare un proprio status biologico prevalente.
L'una aprendosi la sottana, l'altra dichiarandosi come parte di un unicum indifferenziato.
Salvo poi condannare come sessista chi le osserva esattamente in questo modo, ossia nel modo in cui si propongono.
Come si fa ad uscire da questa contraddizione?