Preghiera di Natale






Buon Dio, spero che Tu possa capirmi.
Nel rapporto con le donne ci sono molte cose belle e cose molto meno belle.
Le prime è inutile ricordarle, le conosciamo tutti.
Le seconde vanno ricordate.
A chi tra noi uomini (perché Tu sei dei nostri) non è capitato che una qualche donna gli abbia detto, prima o poi: «tu devi essere così e non cosà, andare colì e non colà, fare questo e non quello».
A me è capitato, non sempre ma spesso ed ora, a volte, capita anche a Te, purtroppo, anche se in modi ovviamente diversi.

«Pensi troppo al sesso – certe mi hanno detto – e poco ai sentimenti; non sei sensibile e tenero come dovresti; pensi poco alla casa e troppo allo sport; non fai abbastanza in cucina; ti dimentichi gli anniversari mentre tieni bene a mente giorni e orari della Champions League; dovresti imparare ad abbinare il colore dei vestiti; dovresti bere di meno, fumare di meno, essere più aperto, più alla moda, fare più di questo, più di quello e meno di quell’altro; non mi ascolti, non mi pensi, non mi ami....» e via di questo passo.
Un decalogo continuo e asfissiante di regole, insomma, a cui non mi sono mai voluto assoggettare.
Perché poi la mia risposta a questi tentati ammaestramenti è sempre stata la stessa
«Io sono come sono»
Punto
In quel “prendere o lasciare” ultimativo era già scritto un destino.
Infatti non mi sono mai sposato per tanti buoni motivi, ma soprattutto per la semplice difesa del mio “essere” dalla costante minaccia di un “dover essere”, per conservare quella fondamentale libertà di vivere come mi viene e non diventare qualcun altro.
Per non dovermi stare sempre a giustificare di essere un uomo, come se fosse una colpa.
Anche perché poi - diciamolo - se certe donne ti vorrebbero più femminile tanto vale che si mettano direttamente con un'altra donna, senza stare (se posso permettermi…) a romperti gli zebbedei per come sei fatto.
Che certe donne vadano dunque a scopare il mare! (…sempre con natalizio rispetto parlando)

Comunque sia, è proprio per questo motivo che durante il Natale mi sento solo.
Non per mancanza di amicizie, di compagnia, di svago o di una moglie (figuriamoci).
Per mancanza di figli.
Sì, proprio nei giorni che ci ricordano quando Tu sei venuto al mondo sgambettando e frignando come gli altri sento più forte e puntuta questa mancanza.
Lo stupore, l’incantamento, l’innocenza di un bimbetto che guarda il Presepe, che scarta i regali, che vuole i dolci, che ti si arrampica sulle braccia, che inonda la tua vita col suo entusiasmo, che scorrazza nella casa e nei pensieri come una speranza vitale.
Invece, adesso – nei Tuoi giorni - ne avverto la presenza assente, quasi un piccolo fantasma imbronciato che mi guarda dicendomi con gli occhi: «perché non mi hai messo al mondo? perché non mi hai dato vita?»
E lo avverto come un peccato grave verso di lui, verso di Te, verso me stesso e anche, un po’, verso il mondo.
Come faccio a spiegarti che non potevo fare altrimenti?
Che ho dovuto purtroppo scambiare la mia libertà di essere con la sua?
Come faccio a farmi perdonare da lui e da Te?

Però, dicono che sei comprensivo, saggio e forte com'è un buon Padre.
Allora sono certo che saprai e vorrai comunque comprendere, perdonare, discernere e stare anche insieme a me, che senza figli mi sento solo.
Fa’ che sia il più felice Natale per tutti i bambini, anche per quelli che non ho mai generato.
E per tutti i padri, anche per quelli a cui i figli sono negati per tante altre brutte ragioni.
Tieni tra le Tue braccia rassicuranti e protettive quel piccolo fantasma imbronciato, rasserenalo e consola, se vuoi, anche chi non ha potuto dargli la vita ed ora non può che dolersi della sua assenza.



Che questo sia un felicissimo e sereno Natale per tutti i frequentatori di questo blog, occasionali o costanti, uomini o donne, atei o credenti.
A tutti i miei sinceri auguri