Piero Marrazzo |
Con queste parole, espresse nel corso di un'intervista rilasciata a Concita De Gregorio nei giorni scorsi, Piero Marrazzo è uscito dall'oblio in cui era precipitato dopo le note, trasgressive vicende che lo hanno visto coinvolto con il trans Brenda.
Sono le parole di un uomo sulla difensiva e certamente vanno prese con le molle; lo sforzo di edulcorare i contorni di una vicenda più coerente con la pornografia che con il refrigerio dell'anima è umano, comprensibile e - sotto certi aspetti - inevitabilmente volto ad un recupero di facciata.
Tuttavia, sono anche parole controcorrente rispetto alla "correttezza politica" largamente predominante nel suo schieramento e nella c.d. coscienza collettiva, parole che non hanno mancato di mettere in allarme alcune giornaliste, tra cui la Bernadini De Pace e le tenutarie della 27ma ora sul Corsera.
Ciò che sorprende, infatti, è che la confessione di una debolezza legata ad un profondo senso di insoddisfazione personale provenga da un uomo che aveva raggiunto i più alti traguardi nella vita professionale, politica ed anche in quella degli affetti familiari.
Uscendo dalla facile e sterile psicologia di maniera, non può mancarsi di osservare che Marrazzo mette un dito - il proprio, sicuramente - in una piaga che, peraltro, non riguarda solo lui ma investe nella sua ampiezza le condizioni generali del rapporto tra i sessi.
Non è un caso, infatti, che la già citata Bernardini De Pace si sia sentita offesa da quelle dichiarazioni in quanto donna e che dalla 27ma ora si siano alzate esclamazioni di risentito disappunto per una concezione delle esigenze maschili così distanti da quelle della femminilità corrente ed ordinaria.
Brenda |
E' proprio questo il punto qualificante dell'intera questione, a cui ciascuno può dare la risposta che ritiene opportuna.
Ma che rimane come interrogativo aperto, oltre la vicenda di Marrazzo, sul quale far calare il veto di una censura ideologica significherebbe occultare una problematica ben viva e presente nella vita di molti uomini.
Bisognerebbe incominciare a chiedersi come mai un così elevato numero di uomini si rivolga alla prostituzione, proprio nell'epoca del maggior libertinaggio sessuale che si sia storicamente conosciuto.
Come mai tanta insoddisfazione?
Bisognerebbe anche chiedersi come mai l'accoglienza - o, come dice Marrazzo, l'accudimento - sia diventata caratteristica così rara da dover essere ricercata sul mercato delle prestazioni a pagamento.
Bisognerebbe, insomma, chiedersi cosa ne sia di quella femminilità calda ed accogliente che la Bernardini De Pace dà per sopravvissuta nella società post-femminista, ma che uomini anche affermati, di successo e di potere come Marrazzo sembra non trovino con la facilità che lei vorrebbe.
Forse la risposta più appropriata all'interrogativo della giornalista è che non può essere ragionevole dover sondare l'intero universo femminile per trovare ciò che si cerca; evidentemente, un certo tipo di femminilità, così cara e necessaria agli uomini, è diventata più rara ed introvabile di quanto lei sia disposta ad ammettere.
Né, tantomeno, l'adattamento alle nuove forme di femminilità negoziante, condizionata e contrattuale sembra corrispondere, in ultima analisi, alle naturali e profonde esigenze dell'uomo medio.
Siamo ancora ben lontani dal vedere le tematiche della "soddisfazione maschile", sia sul piano affettivo, sia - perché no? - su quello sessuale, tra i problemi all'ordine del giorno della società contemporanea; in questo senso, lo stile confessionale di Marrazzo ha il grande pregio, pur nella sua singolarità e tra i molti difetti etici, di sottrarre questo genere di problematica al cono d'ombra nel quale normalmente sono confinate.
E le sue ragioni vanno riconosciute - al di là di qualunque moralismo - come ragioni maschili a pieno titolo ed a tutti gli effetti.
Marrazzo è uno di noi e, sotto certi aspetti e con tutte le distinzioni del caso, siamo tutti un po' Marrazzo.
Ossia, orfani di una femminilità morbida ed accogliente di cui si vanno rapidamente perdendo le tracce.