Misteri sinistri

 Pensa che bello se….”
Quante volte ci siamo abbandonati a considerazioni sognanti precedute da questa premessa, nel dialogo con altri o nell’intimo di noi stessi.
Pensa che bello se vincessi al superenalotto – pensa che bello se potessi starmene a poltrire invece che andare al lavoro – pensa che bello se qualcuno svolgesse tutti quei compiti ingrati al posto mio – pensa che bello se fossi bravo come Cristiano Ronaldo....e così via, con questi piccoli, umanissimi e irrealizzati sogni.
Già, perché sognare è umano ed anche utile per non farsi schiacciare dall'inevitabile monotonia della quotidianità.
In genere sognamo successi personali, traguardi impossibili, fortune occasionali, situazioni ideali anche, ma sempre rapportate a noi stessi o a chi ci sta talmente vicino da essere, quasi, parte di noi.
Quando, invece, progettiamo il nostro futuro, in modo concreto e possibile, lo facciamo senza enfasi trasognata; non facciamo precedere le nostre intenzioni da un illusorio "pensa che bello se..." ma, semmai, ci diciamo: "vediamo come posso fare a ...tentiamo questa strada....mi devo impegnare di più in questo o in quello...." e via di questo passo.
Tanta premessa di buon senso comune ci serve soltanto a preparare il commento di quella che si manifesta come la notizia più interessante della due giorni piddina in quel di Varese dove, nella sala convegni di Malpensafiere, si è svolta, qualche giorno fa, l'assemblea nazionale del carrozzone c.d. "progressista".
Nella desertificazione delle idee che, sembra, abbia caratterizzato l'assise dei "sinistrati" (definizione di Edmondo Berselli, non mia), spicca la perla espressa nel suo intervento da Enrico Letta, Vicesegretario del partito (quindi, non un fesso qualunque), che si sarebbe dedicato, gongolante, al titillamento psico-emotivo di Bersani e della platea tutta con queste precise parole:
«Caro Pierluigi, pensa che bello se a capo di un governo istituzionale ci fosse una donna, se il passaggio della presidenza del Consiglio avvenisse nelle mani di una donna».
Attenzione, non ha detto «sarebbe opportuno che....propongo di....sarebbe auspicabile se....».
Ha detto proprio «pensa che bello se...» tradendo un entusiasmo tanto enfatico quanto incomprensibile, senza spiegare perché mai affidare la carica di Primo Ministro ad una donna sarebbe "tanto bello".
Enrico Letta
Non sappiamo - le cronache non si sbilanciano al riguardo- di quanta beatitudine si sia potuto illuminare il faccione di Bersani all'ipotesi della rosea (nel senso femminea) evocazione lettiana, smerciata come qualcosa di assolutamente godereccio da farne un motivo di esaltazione immaginifica; addirittura "....quanto sarebbe bello..."..
Sappiamo però, ne abbiamo conferma dai blog e dalla stampa, che all'improvviso "l'assemblea nazionale finalmente si desta....e [il mitico Letta, n.d.r.] incassa uno degli applausi più consistenti del suo intervento"; una beatitudine generale, insomma, un compiacersi comune, quasi una specie di arrapamento politico collettivo nella noia generalizzata.
Attenzione ancora, poi; l'apologia non proviene da Vendola - che ha pubblicamente ripudiato la propria virilità per orizzonti altri - o dalla Finocchiaro o dalla Serracchiani, sempre pronte ad incensarsi vicendevolmente della qualifica di donna come se fosse un titolo di merito.
No, proviene da Letta, ex Margherita, cattolico, asseritamente liberale, espressione della parte moderata del PD e (purtroppo per lui, a quanto sembra) di sesso maschile; se qualcuno poi lo definisse cattocomunista scommetto che si risentirebbe.
Ora, la domanda - come diceva quel vecchio conduttore televisivo - nasce spontanea: «che te ne viene a te, enricoletta, se a prendere la carica in questione fosse una donna?»
Insomma, come fai a bearti trasognato di qualcosa che non ti riguarda ma, anzi, ti porta in un angolo?
Non sto chiedendo che merito ci sarebbe nella semplice qualifica di donna - non di donna capace, non di donna straordinaria, solamente di donna, dici tu - tale da farti immaginare orizzonti paradisiaci alla sola idea che una lei assuma il potere politico dell'esecutivo; no, io dico più semplicemente, «che vantaggi ci sarebbero per te, che pure sei un alto dirigente di questo partito e che in tal modo ti autoaccusi di inadeguatezza politica?»
Sogni progressisti
A me non riesce di capirlo e - a giudicare dal consenso in costante picchiata (o del dissenso in costante ascesa, come si preferisce) di cui i sondaggi vi accreditano - forse non sono il solo.
O, forse sì, forse si può capire: visto che la leadership del PD in mani maschili vi ha portato sull'orlo del baratro elettorale, speri che le mani femminili possano - non si sa come e in nome di quale strana teoria della razza superiore - evitarlo con una candidatura femminile che dovrebbe risolvere tutto ed essere, in tal modo "tanto bello".
Ma, se questa fosse la spiegazione, non è sufficiente invocare l'eterno femminino perché venga a sollevarti dalle ceneri, caro enricoletta; ci sarebbe bisogno, più compiutamente e coerentemente, che "maschietti" come te, Bersani, D'alema e tutti gli altri in ordine gerarchico vi ritiraste a vita privata, dichiarando pubblicamente di non essere in grado di primeggiare politicamente in quanto uomini (o, meglio, nel vostro frasario, maschietti).
Tra l'altro, dal cantuccio che sentite di meritare, a quanto sembra, potreste godervi il primato della "leader in gonnella" - prima inter dispares - e continuare a ripetervi gongolanti: «che bello, che bello, il nostro sogno si è avverato».
Di quale sogno si tratti - per voi e per te, in particolare, che ne fai un motivo di beatitudine personale - rimane un mistero sinistro. 
Magari non andrebbe sognato per la Presidenza del Consiglio ma per la dirigenza del vostro povero, sconclusionato partito che riesce ad esaltarsi per le donne e solo per loro; intanto, altri uomini vincono le elezioni al posto vostro (e a quello dell'eterno femminino progressista).
Ma, se i vostri sogni sono questi, tu, Bersani, Veltroni e tutti gli altri, allora, che ci state a fare lì, a rubare spazio e potere alle donne?
Altro mistero sinistro.