Rino Della Vecchia Barnàrt è fondatore ed animatore del sito uomini3000, figura storica di riferimento dei diversi movimenti maschili germinati sul web, nonché autore del libro "Questa metà della terra" sulle tematiche della QM, che costituisce, ad oggi, uno dei pochi testi italiani esistenti in materia.
Leggo quest'oggi un suo articolo, dal titolo "Destra, Sinistra e Questione Maschile" che rappresenta, in qualche modo, la prosecuzione ideale del perdurante dibattito al riguardo ed un'eccellente opportunità di confronto, seppure a distanza, sul tema mai definitivamente superato della collocazione politico-ideale della QM.
Colgo, inoltre, questi lontani elementi di riflessione per farne motivo di ulteriori approfondimenti ed ampliamenti rispetto a quanto già esposto, nel merito, nella pagina fissa dedicata ed alla luce dell'angolazione prospettica che questo sito promuove.
Rino Della Vecchia osserva che le motivazioni per le quali la QM può essere posta all'ordine del giorno della riflessione politica sarebbero sostanzialmente due: "o perché si ritiene che con il degrado della condizione maschile ne vada della sopravvivenza della società (Dx) o nel nome di quella che una volta si chiamava giustizia (Sx).Non è detto che siano del tutto incompatibili negli esiti, ma sono e restano due prospettive completamente diverse e, nell'intimo, antitetiche".
Dato questo impianto concettuale di base, secondo l'autore la QM entrerebbe in rotta di collisione con entrambe le prospettive, facendone emergere inadeguatezze di senso e contraddizioni specifiche: sia con riguardo all'utilitarismo sociale della dx; sia con riguardo ai sociologismi di volta in volta padroneggiati dall'una o dall'altra prospettiva in funzione di interessi di parte; sia, ancora, con riguardo al "culturalismo" con il quale, da sinistra, si intende destrutturare l'identità maschile per finalità di ingegneria sociale.
La QM sarebbe, pertanto, orfana di una concezione generale nella quale collocarsi utilmente, rappresentando, anzi, un elemento di disturbo all'intima coerenza dei paradigmi politici di base vigenti e vivrebbe, in ultima analisi, del solo disagio atomizzato di alcuni, deprivato di solidi ancoraggi teorico-generali e/o di prospettive politiche, così come dati dalle attuali consolidate definizioni.
L'analisi sembrerebbe, prima facie, verosimile ed effettivamente fotograferebbe una situazione teorica che appare collimare fedelmente con il dato reale.
Utilizzo, tuttavia, il condizionale in quanto, ad una lettura più attenta, manca in questa analisi un elemento costitutivo di base rappresentato - ad avviso di chi scrive - da una distinzione tra sfera della normazione politico-giuridica, da un lato, chiaramente separata dalla sfera della normazione etico-morale, dall'altro.
Senza tenere in forte considerazione questa differenza di piani d'analisi si corre, infatti, il rischio di confondere l'uno con l'altro e di assegnare alla politica un ruolo ed una funzione che non le appartengono e che, soprattutto, non devono appartenerle, pena la caduta nel totalitarismo ideologico.
Se una diversità profonda, di base, sussiste tra destra e sinistra essa è data - prima ancora di tutte le altre possibili distinzioni che possono essere enumerate - dalla funzione storica che ciascuna si è data e nella quale, invariabilmente, ciascuna di esse si riconosce.
Per comprendere al meglio ciò che intendo dire si deve fare riferimento alla funzione svolta dalle norme nella vita degli individui; ossia, ciò che li organizza come società e consente l'ordinata e civile coesistenza.
Esse possono essere norme di diritto positivo, con le quali si delimita la possibilità d'azione (facultas agendi) del singolo e rappresentano i paletti che non devono essere oltrepassati per non intaccare illecitamente la sfera esistenziale e giuridica dell'altro; all'interno di quegli argini, definiti esclusivamente in negativo (ciò che non si può fare) vige la più completa libertà d'espressione individuale, sulla quale poggiano, in ultima analisi, possibilità creative, inventiva, riproduzione libera della vita e perseguimento dell'autorealizzazione personale, sin dove possibile.
Questa è la funzione che la destra (nelle sue varie declinazioni) assegna al proprio ruolo politico ed alle funzioni conseguentemente assegnate alla "mano pubblica" come espressione del potere politico, senza assegnare modelli universali di riferimento cui conformarsi.
Ma possono essere anche norme di condotta etico-morale, con le quali non ci si limita a tutto questo ma si istituiscono modelli di comportamento presuntivamente dotati di validità universale (come si deve essere e come si deve agire), non negoziabili sul piano formale, l'adesione ai quali può essere o mantenuta nella libera scelta personale (è il caso delle religioni) o imposta per legge (è il caso delle ideologie politiche e, in passato, delle dominazioni storico-religiose).
Come ho cercato di argomentare nel richiamato articolo "QM come questione politica", la sinistra ha invaso il campo dell'universalismo religioso assegnando a sé stessa un compito storico di redenzione e riscatto dell'umanità dai mali del mondo; trasformandosi in fede laica alternativa e concorrente con il messaggio religioso.
Le sue proposte politiche, quindi, non sono più limitate a definire in negativo la facultas agendi individuale ma promuove modelli di comportamento finalizzati a realizzare il proprio disegno sociale, immaginato da alcuni ed imposto a tutti, nella pretesa che la politica possa essere - contrariamente alla sua definizione propria di teatro della contrapposizione di interessi particolari - dotata di validità universale; ossia, una moralità laica che si traduce in atti politici.
Non sfuggirà - e come potrebbe - che il femminismo ha esattamente questo tipo di pretese pseudo moralizzatrici della vita sociale, con la predicazione quotidiana della necessità del cambiamento maschile e della sua femminilizzazione per una società "più giusta" e conforme ai propri bisogni; ossia, l'indottrinamento maschile.
Traggo le personali conclusioni riferendole, comparativamente, al contributo da cui siamo partiti.
Tra dx e sx non è in ballo la difesa della società vs la difesa della giustizia; o, meglio, questa è solo un'angolazione parziale del problema, a mio avviso.
Ciò che è in ballo, ad un livello più profondo e radicale, è la funzione stessa dell'agire politico, del suo significato e del diverso grado di libertà soggettiva che le due concezioni politiche promuovono e rappresentano, pur nella complessità e nell'indiscutibile confusione dei rispettivi contenuti particolari; è la dimensione stessa del rapporto tra cittadino e pubblici poteri.
Ma quanto espresso sinora segnala, fatto cento l'analisi proposta, l'assoluta estraneità ed incompatibilità della QM con qualunque declinazione e versione delle culture politiche di sinistra, per statuto prodromico di queste prospettive e per senso ultimo di marcia della loro azione generale.
Segnala, infine, che compito fondamentale della QM sul piano generale dell'impegno politico dovrebbe essere quello di restituire l'etica dell'universalismo al suo ambito proprio e legittimo - che è quello religioso - sottraendolo alle pretese monopolizzatrici della politica, della parte politica che sta a sinistra, che ne vorrebbe fare il fondamento di un governo delle coscienze, allo scopo di conformare gli individui ai propri progetti di ingegneria sociale.