Tracce di questione maschile

Per quanto piccolo, l'evento è di quelli che meritano una segnalazione, se non altro a causa del desolante silenzio mediatico, intellettuale e politico che vige intorno alla condizione maschile contemporanea.
Per quanto se ne può sapere, infatti, è una delle prime volte (se non la prima in assoluto) che nel mondo ufficiale dell'informazione - ed, in particolare, di quella propriamente politica - si parla apertamente, senza indugi e da una tribuna pubblica della "questione maschile" come tematica sociale tutt'altro che secondaria.

E' avvenuto, lo scorso 18 marzo, sul webmagazine politico Libertiamo.it  - pubblicazione on-line che esprime il "think tank" del gruppo politico militante facente capo all'On. le B. Della Vedova - con un articolo redatto da Marco Faraci il quale, come recita il suo profilo pubblico, è tra le altre cose, "...saggista ed opinionista liberista, ha collaborato con giornali e riviste e curato libri sul pensiero politico liberale".


L'articolo, di cui si suggerisce la lettura diretta, è denso, al tempo stesso sintetico ma efficace nei contenuti e, soprattutto, espone un ventaglio di argomentazioni lucidamente mirate a rilevare, su più piani d'analisi, la coltre di silenzio che avvolge ordinariamente le "ragioni maschili", relegando un'intera categoria umana in una sorta di cittadinanza "esclusa" rispetto ad alcuni diritti fondamentali della persona e della sua dignità.
"Continuare ad escludere gli uomini e la questione maschile dal dibattito di genere non è ormai più tollerabile - scrive Faraci -. Non vuol dire, infatti, solo disconoscere tante tematiche politiche importanti, ma rappresenta anche una scelta socialmente miope che nel lungo termine genererà inevitabilmente malessere, contrapposizione ed ostilità."
Non mancano - e non potrebbe essere diversamente - alcuni elementi di distanza ideale tra le tesi proposte da Faraci e quelle sostenute su questo sito; sarebbe, peraltro, impensabile una perfetta identità di vedute su un tema così vasto, complesso e politicamente sensibile.
Ma, al di là di questo, anche laddove la condivisione ideale non andasse oltre il 60/70% dei temi, ciò che conta è che una formazione politica (una frazione assolutamente minoritaria del centrodestra ma, comunque, rappresentata nelle sedi istituzionali) stia cominciando - seppure stentatamente ed in modo rarefatto - a mettere sul piatto della bilancia politica fenomeni rimasti per troppo tempo nelle definizioni dogmatiche ed unilaterali del femminismo e, più recentemente, cannibalizzati in toto dai teorici del 'genere'.
Un avvenimento, insomma, da celebrare, pur nella sua manifesta piccolezza, come una novità quasi assoluta; chi scrive, infatti, non è comunque a conoscenza di eventuali altre voci pubbliche che - con l'eccezione di Claudio Risé e, in modi tangenziali, di Massimo Fini - si siano ad oggi spese personalmente e pubblicamente sul fronte della "questione maschile".
Eventuali segnalazioni ed aggiornamenti, anche su questo punto, da parte di chi ne fosse, eventualmente, a conoscenza, torneranno più che graditi .
Colgo, quindi, l'occasione per ringraziare anche qui - come già fatto in quella stessa sede - Marco Faraci di questa coraggiosa iniziativa, nella speranza che non rimanga unica ed isolata.