La deriva svedese

"Vendere sesso non è reato; comprarlo sì".
Sembra uno scherzo, una contraddizione beffarda, una presa in giro macchinata sul filo del ribaltamento logico.
O, peggio, sembra uno strabismo etico, una tragicomica incongruenza nell'attribuzione delle responsabilità umane, una discriminazione giuridica dagli equilibri aberranti; colpevolizzazione a senso unico e giustificazionismo a senso unico nella direzione esattamente opposta.
Sembra tutto questo e sfido chiunque ad affermare il contrario senza offendere la propria e l'altrui intelligenza.
Sembrerebbe, insomma, un'affermazione priva di fondamento logico, di coerenza morale e di applicazione concreta.

Invece, si chiama "sexkoplagen" e si tratta della legge sulla compravendita del sesso approvata nel 1999 dal Parlamento svedese e tuttora vigente in un paese esaltato - da alcuni - per un tasso di "civilità progressista" asseritamente superiore al nostro.

Come se l'oscurantismo del quadro svedese non fosse arrivato al suo apice, tuttavia, il Corriere ci informa che la ministra della giustizia svedese - Beatrice Askè - ha proposto di intensificare l'opera di dannazione maschile dei "clienti" mediante il ricorso ad una "gogna sociale" ancora più afflittiva e, se possibile, umiliante, unilaterale e discriminatoria di quella attualmente in vigore.
Si tratterebbe, secondo la valchiria nordica, della misura atta a "svergognare" il colpevole (colpevole di essere "andato a puttane"....) con l'invio all'indirizzo postale domestico del verbale di contestazione del reato in busta colorata e riconoscibile; qualcosa di simile, per intendersi, alla stella di David apposta dai nazisti sul bavero degli ebrei per facilitarne il riconoscimento ai tempi di zio Adolf.
"....questi signori si vergognino davanti ai loro familiari e ai vicini, come un tempo si vergognavano i criminali messi alla gogna sulla pubblica piazza."
Queste le tonanti ed elegiache parole con le quali la ministra sembra intenzionata ad affermare, passo dopo passo, la nuova etica della "ginocrazia" in un paese noto per essere stato, a suo tempo, la patria originaria del genere porno.
Stando alle notizie disponibili, nessuna misura che possa minimamente turbare il buon nome, la moralità, l'innocenza e la pubblica onorabilità delle prostitute è stata, comunque, neanche immaginata in quelle lande di progresso anti-maschile.

La deriva svedese arriverà anche da noi....?