Meglio una pausa





Mettiamola così: le considerazioni che seguiranno hanno valenza "interna", nel senso che non sono rivolte ad una platea indiscriminata di lettori ma solo ad una parte circoscritta, che è anche quella più frequente ed abituale in questo blog.
Lo scopo non è quello di assumere atteggiamenti polemici - di cui nessuno sente il bisogno - o professorali, che sarebbe anche peggio.
Ma, semmai, di promuovere una riflessione più attenta sull'utilizzo di concetti e terminologie che, ad avviso di chi scrive (ossia, me), sembrano a volte buttati un po' alla rinfusa dentro a quel calderone primordiale che rimane, a tutt'oggi, la questione maschile nelle sue diverse e (a volte) contraddittorie declinazioni internettiane.
Che - è bene ricordarlo - sono pressoché le uniche esistenti in materia.
Non darò, quindi, nessun tipo di risalto a questo articolo, eviterò di pubblicizzarlo sui social network come d'abitudine faccio e lo lascerò galleggiare nella ridotta attenzione della "stanca" estiva affinché raggiunga chi deve raggiungere - se ci riesce ed ammesso che si voglia essere raggiunti - senza squilli di tromba o rullio di fanfare.
In realtà, questa specie di comunicazione mirata sarebbe anche di un certo interesse generale trattando dei fondamenti stessi della «questione maschile», della sua cornice teorica e dei suoi presupposti di valore; tuttavia, se non si è maturato un minimo sindacale di competenze sulla materia, di conoscenze specifiche utili ad ampliare la prospettiva di senso della tematica in esame, se, insomma, non si hanno le mani in pasta, come si dice in questi casi, il rischio è quello di fare discorsi incomprensibili e lontani dal sentire comune.

Non dovrebbero essere tra questi neofiti, comunque, i lettori a cui mi rivolgo, dal momento che sto parlando di alcuni frequentatori di un forum sulla condizione maschile - e, contemporaneamente, anche di questo blog - che si è dato, per l'appunto, l'impegnativo nome di «questionemaschile.org» e tratta di questi temi in modo abituale e costante.
A quanto pare, negli ultimi tempi il sito in questione ha subito un restyling, cambiando denominazione, grafica ed altro.
Essendo un forum tematico, tra le novità osservate c'è anche una presentazione introduttiva dei problemi lì in discussione che rappresenta, in qualche modo, la "linea editoriale" seguita, il focus sul quale sono concentrati gli obiettivi, il minimo comune denominatore dei partecipanti.
Il che, per venire direttamente al punto, è condensato nella seguente formulazione verbale: «una radicale critica al femminismo, alla ricerca di un nuovo egualitarismo».
Questi gli asseriti scopi di quel forum e dei suoi partecipanti.
Questo, soprattutto, il senso che si vorrebbe dare in quel forum alla questione maschile.
Al netto della rima, utile per sostituire nelle intenzioni un "ismo" ad un altro, c'è di che restare oltremodo perplessi.
Dico, non tanto per il concetto di «egualitarismo» che, di norma, viene utilizzato per indicare la degenerazione ideologica del principio di uguaglianza nella sua caricatura populistica e giacobina.
Dico proprio per la contraddizione inscritta in quella formulazione: cosa sarebbero i femminismi se non la ricerca di un nuovo egualitarismo tra i sessi?
Di cosa si parla quando si parla delle misure di ingegneria sociale - quote rosa, legislazioni di vantaggio, particolari tutele giuridiche al mondo femminile eccetera - volte a realizzare forzatamente "la parità tra uomini e donne"?
In che modo possono essere contestati i femminismi con la proposta di un «nuovo egualitarismo» che vorrebbe andare a sostituire il loro egualitarismo nuovo?
Boh, tutte domande senza una risposta conciliabile con quell'idea di questione maschile piuttosto bizzarra contenuta nel messaggio introduttivo di uno dei principali forum in materia.
Avrei capito si fosse scritto: «una radicale critica al femminismo, alla ricerca di un nuovo equilibrio tra i sessi» (nel rispetto - aggiungo io - delle rispettive differenze antropologiche).
Ma non c'è scritto così; c'è scritto proprio egualitarismo e basta.
Senza speranza.
Resta inteso che tutte le opinioni meritano rispetto.
Quindi anche quella.
Ce n'è più che abbastanza, comunque, per assecondare la voglia di staccare la spina.
Meglio andare per un po' in pausa estiva.
Saluti