Educatori delle masse




Pisapia
C’è una linea di continuità che collega il primo atto pubblico di Giuliano Pisapia – acclamato, contro ogni aspettativa, nuovo sindaco di Milano – ad uno degli ultimi atti politici di José Luis Rodriguez Zapatero, premier spagnolo in drastico declino di consensi, stretto com’è nella morsa tra indignados di piazza da un lato e la drammatica crisi economica dall’altro.
Il primo ha inteso garantire, prima ancora di ogni altra cosa, che il comune da lui presieduto patrocinerà il gay pride che avrà luogo il prossimo 25 giugno a Milano, scelta che né Albertini, né la Moratti, prima di lui, avevano voluto sottoscrivere nelle precedenti occasioni.
Che sia proprio questo il primo atto politico di Pisapia in una città considerata la capitale economica del Paese è decisamente emblematico.
Il secondo, Zapatero, ha tentato in tutti modi - prima della fine ormai prossima del suo mandato politico e della sua parabola personale, osannata agli inizi come un evento messianico - di far approvare la “legge per l’uguaglianza e la non discriminazione”, subito ribattezzata dagli spagnoli “legge grande fratello”; tentativo peraltro fallito per la netta opposizione del centrodestra spagnolo e dei partiti nazionalisti baschi.
Quella linea di continuità, ideologicamente comune a tutte le sinistre occidentali, può essere riassunta nel comune obiettivo che caratterizza questo tipo di politiche: quello di educare le masse a pensare in un certo modo uniformato e a comportarsi in un certo modo uniformato.
Zapatero
Bisogna, però, scendere nel dettaglio della questione per capire di cosa stiamo parlando e la legge “grande fratello” di Zapatero è, in qualche modo, la summa teologica della questione stessa.
Nel desolante vuoto di vera informazione della stampa nostrana a darcene notizia è, fortunatamente, il sito La Bussola Quotidiana; nel nostro piccolo cerchiamo di dare risonanza a questo genere di notizie.
Stando a quel contributo editoriale, il provvedimento zapaterista intenderebbe ampliare a dismisura lo spettro dei possibili motivi di discriminazione già previsti nella loro Costituzione, includendo anche motivi come “l’aspetto fisico, l’obesità, la bruttezza, la malattia, la pelle scura, la disabilità, l’età e l’orientamento o l’identità sessuale”.
Per l’attuazione del provvedimento, si legge nell’articolo, «il Governo nominerà, inoltre, dei funzionari incaricati di vigilare sull’attuazione della norma. Questa era una delle richieste principali della lobby gay, che ritiene la legge di uguaglianza sterile se non è accompagnata da figure in grado di vigilare e sanzionare i comportamenti e le opinioni eterodosse. Le multe saranno dai 300€ ai 500.000€. Non c'è praticamente nessun spazio della vita sociale in grado di sfuggire alla legge di uguaglianza: occupazione, affitto, associazioni, educazione, sanità, servizi sociali, mezzi di comunicazione… Il progetto di legge resuscita anche metodi illiberali: l’inversione dell'onere di prova, cioè, la scomparsa della presunzione di innocenza. L’accusato dovrà provare la sua innocenza, invece di essere l’accusatore a provare la sua colpevolezza. Il ruolo di inquirente ricadrà su una nuova figura chiamata “Autorità per l’uguaglianza del trattamento e la non discriminazione”, che nasce con funzioni precise: sostenere i discriminati, ricercare, per proprio conto, l’esistenza di eventuali situazioni di discriminazione, esercitare delle azioni giudiziarie, sollecitare l’intervento delle Pubbliche Amministrazioni e vigilare sull'attuazione della norma. I cittadini, da parte loro, dovranno “prestare la necessaria collaborazione con le autorità, portando ogni tipo di informazione e di dati, perfino dati di persone senza il loro consenso”.»
Particolari motivi di contrasto sembra siano sorti intorno alle scuole che praticano l'educazione differenziata - ossia, classi separate tra maschi e femmine - a cui il provvedimento negherebbe i finanziamenti pubblici, in quanto «per i promotori dell'ideologia di genere...le differenze tra i sessi sono costruzioni sociali e culturali»
Questa, infine, una delle dichiarazioni di Zapatero, dalla quale si capisce come la strategia di egemonizzare la sfera della cultura - già teorizzata da Gramsci a suo tempo - allo scopo di imporre i propri valori a tutti sia parte costitutiva di un certo modo di fare e di concepire la politica a sinistra: «Se c’è qualcosa che caratterizza questo governo è che c’è un progetto. Proprio perche c’è un progetto, c’è una resistenza inutile e attiva della destra più dura. Si sono resi conti che c’è un progetto grande con dei valori culturali, e perciò ideologici, che può definire l’identità sociale e storica della Spagna moderna per molto tempo»
In altri termini – come abbiamo già avuto modo di affermare in un altro momento – si tratta dell’orwelliano ed inquietante obiettivo di trasformare la politica da governo della cosa pubblica a governo delle coscienze individuali.
Obiettivo già parzialmente raggiunto con l’instaurarsi della tirannia linguistica del “politically correct” a cui tutti siamo, volenti o nolenti, sottoposti.
La “neolingua” di Orwell, per l’appunto.
Chi non riuscisse a vedere correlazioni tra questo tipo di notizie e la questione maschile ci pensi un attimo sopra e magari riuscirà a trovarle.