Forza Matteo...

L’articolo migliore che ho letto, sulla stampa, a seguito della sofferta dichiarazione di Matteo Sereni in veste di “padre”– non certo di calciatore – ai microfoni sportivi è, senza dubbio, quello di Stefano Zecchi, su Il Giornale di oggi: “Poveri papà, ormai li hanno rottamati”.

L'episodio è ben noto.
Alla fine di una partita vincente che lo ha visto, nell’ultima di campionato, migliore in campo per il Brescia, Sereni – portiere trentacinquenne ma, soprattutto, padre separato da circa un anno – invece di parlare di calcio e del risultato ottenuto con la propria squadra, dice ai microfoni: “dedico il successo ai miei bambini che non incontro da tempo e non per mia volontà”.
Nel giorno di un successo personale, è la denuncia di un’ingiustizia subita e la pratica riduzione all’impotenza affettiva in cui è stato precipitato che Matteo Sereni lascia galleggiare nell’etere, che raggiunge le tante tivvù accese nei salotti e spegne gli entusiasmi sportivi, per accendere un cono di luce sul dramma personale seguito alla sua separazione: l’allontanamento dall’affetto dei figli, la negazione del diritto ad esistere ancora come padre e ad essere ancora, per loro, una figura significativa ed importante.
Ma se è un uomo di successo, ricco e famoso come Sereni a dolersi del trattamento che gli viene imposto dalla ex moglie all’indomani della separazione, sostenuta nelle sue pretese da leggi, assistenze e tribunali di ogni grado, cosa si può sapere dei tantissimi “signori nessuno” che subiscono l’identico trattamento di Sereni? dei tantissimi padri che, come scrive Zecchi, sono stati “rottamati” dalle separazioni, ridotti a bancomat per le esigenze di una famiglia ormai perduta e lontana e che non hanno neanche un microfono a cui aggrapparsi per esprimere la propria sofferenza?
Matteo Sereni
Le cifre che indica Panorama dicono che - nonostante l’affido condiviso venga formalmente adottato nel 90% delle cause di separazione – in effetti rimane circa al 90% la percentuale dell’affidamento prevalente alla madre, con tanto di usufrutto dell’abitazione coniugale e assegni di mantenimento.
Con l’associazione Crescere insieme – dichiara Marino Maglietta, estensore della legge 54 del 2006 sull’affido condiviso - abbiamo messo a punto il testo. Ci sono volute quattro legislature per fare approvare la legge. Due anni fa è entrata in vigore. E oggi ci troviamo di fronte a un vero tradimento…la maggior parte dei tribunali applica la legge solo pro forma, rifacendosi alla giurisprudenza precedente”.
Altre cifre riportate da Repubblica dicono che solo “nel 2009, 100.252 bambini (66.406 dei quali minori) sono stati coinvolti in separazioni non consensuali, e 49.087 in divorzi. Le vittime sono innanzi tutto loro.…ma anche il destino dei padri può essere triste e senza uscita; nell'85 per cento dei casi, i giudici affidano i figli alle madri, e spesso gli accordi e gli obblighi sul tempo da concedere ai papà vengono disattesi o ignorati.
Tiberio Timperi
Ma c’è di più, molto di più, che rimane nascosto nelle pieghe delle situazioni legali, senza uscire allo scoperto; a spiegare di cosa si tratti è Vittorio Apolloni, fondatore del Centro di documentazione falsi abusi sui minorenni: “Secondo i dati del centro, l’86 per cento delle separazioni sfocia in una denuncia per maltrattamenti, violenze o abusi” spiega. “Nel 95 per cento di questi casi i padri vengono poi dichiarati innocenti…..” ma – sarebbe il caso di aggiungere, per completezza del quadro informativo – nessun provvedimento sanzionatorio o giudiziario viene adottato nei confronti delle donne che si avvalgono di mezzi così subdoli e calunniatori pur di prevalere sugli ex mariti.
Tiberio Timperi – noto giornalista televisivo, vittima anch’esso dei “soprusi silenziosi” subiti dopo la separazione – racconta al riguardo in una lettera aperta a Panorama: “...sono stato denunciato per aver maltrattato mio figlio, picchiato l’ex cognata, ingiuriato l’ex moglie e accusato di violenza privata. Praticamente un mostro. In realtà, questo, è il frutto della strategia processuale: ogni accusa, vera o falsa che sia, è lecita. Con buona pace della deontologia professionale. ….Le accuse? Archiviate…”.
Conferma il triste e misconosciuto fenomeno Ernesto Emanuele - presidente di Papà separati Milano - ricordando, sempre dalle pagine di Panorama, come "la legge stabilisce che il padre non può più vedere i figli quando c’è una denuncia di mobbing o di violenza da parte della moglie. Se la moglie accusa il marito di usarle violenza, e lo fa anche senza apportare alcuna prova, allora lui deve lasciare la casa e i figli.....Due ore. ..... In due ore i padri sotto accusa devono andarsene e sta a loro dimostrare la propria innocenza".
La radice del problema – ricorda ancora Zecchi nel suo articolo – è che “il dramma non si restringe alla condizione dei separati: nelle famiglie normali, il padre non esiste come figura di responsabilità, di ordine, di autorevolezza. I padri sono stati rottamati…. La madre è la vera educatrice, il padre è una figura subalterna. Questo pregiudizio diventa una regola normativa quando il giudice si trova ad assegnare, a uno dei genitori, in seguito alla loro separazione, la custodia dei figli....”.

Alla luce di tutto questo, ciò che c’è da chiedersi non è se il fenomeno della violenza sulle donne abbia le dimensioni grottesche e smisurate di cui si straparla ormai da anni con cifre inventate, gonfiate sino all’inverosimile e comprensive delle tante false accuse, strumentalmente utilizzate da tante donne in sede di separazione; ma se, piuttosto, non sia la categoria degli uomini a subire, con la separazione, con i privilegi giuridici concessi al mondo femminile, con una cultura pregiudizialmente ostile al maschio, al ruolo ed alla figura paterna la peggiore violenza sociale del nostro tempo: la riduzione politica ad una cittadinanza di serie B, all’impotenza morale e la condanna ad un silenzio pubblico che solo i personaggi famosi possono tentare di superare in qualche, stentato modo, come nel caso di un’intervista sportiva.
Matteo Sereni, Andrea Bocelli, Tiberio Timperi e pochi altri padri separati famosi, sinora, sono riusciti ad ottenere ascolto pubblico, in ragione della propria popolarità; ma tutti gli altri?
Matteo Sereni, forse, non voleva dire proprio tutto questo con le sue poche e sentite parole nel corso di quell'intervista; ma questo è ciò che – a nostro avviso – anche Stefano Zecchi ha saputo cogliere con il suo commento conclusivo della vicenda: “…il vero dramma di Sereni non è soltanto provocato dall’ostilità della moglie: è la cultura di un’intera società che è contro di lui”.