Alcune scomode verità

Sono quelle che cominciano a trapelare, in tono assai sommesso peraltro, anche dalle pagine dei giornali.
I nuovi poveri sono, spesso, ex mariti separati, espropriati dei propri beni materiali ed affettivi dai tribunali ai quali le ex mogli si rivolgono con la certezza di ottenere specialissime tutele e mantenimenti vitalizi; oltre, naturalmente, all'affidamento dei figli, con annessa disponibilità della dimora familiare.
Le statistiche, al riguardo, sono davvero indicative.
Secondo i più recenti dati ISTAT riferiti all'anno 2007, a fronte di 250.360 matrimoni celebrati nel nostro Paese, sono stati avviati 81.359 procedimenti di separazione legale e 50.669 di divorzio.
Nel 1972 i matrimoni furono, invece, circa 419.000 e già dalla comparazione storica con i dati sopra richiamati si può intuire il disinteresse o, forse, la crescente disillusione delle nuove generazioni rispetto al tradizionale obiettivo di “formarsi una famiglia”.


Come si vede, le probabilità che un matrimonio fallisca hanno superato largamente il 30% dei casi (almeno uno su tre) seguendo una curva in costante ascesa che sembra avviato a toccare quel 50% di fallimenti coniugali già raggiunto da altri paesi europei più "avanzati" del nostro.
A richiederne lo scioglimento sono, nel 73,3% dei casi, le mogli, ben sapendo di avere, in tal modo, capitalizzato una scelta facilmente revocabile che significherà, comunque, il mantenimento a vita ed altri benefici a corredo. Quali siano queste condizioni di mantenimento lo illustrano, tra le moltissime, alcune recenti sentenze della Corte di Cassazione che inchiodano il malcapitato ex marito ad obbighi contrari al buon senso ed alle più ragionevoli condizioni di equità giuridica. Quali siano i criteri di giudizio per valutare i comportamenti coniugali per l'uno o per l'altro sesso lo documentano altre sentenze, a dir poco sconcertanti, di cui si legge frequentemente sui giornali.
Le scomode verità sul carattere vessatorio del diritto di famiglia vigente ai danni della parte maschile sono, ormai da tempo, sotto gli occhi di tutti.
Ma tutti continuano a far finta di nulla ed a parlare di "società maschilista" come se l'assenza di tutele giuridiche in questa sfera (come in altre che vedremo) non esistesse e non si vedesse.
Con la conseguenza che le nuove povertà e le nuove esclusioni giuridiche sono sempre più spesso maschili, nonostante le lamentazioni sociali continuino ad essere esclusivamente ed instancabilmente femminili.
Altra significativa documentazione  in materia è consultabile a questo link che illustra i termini di una questione che non appartiene più - se mai ne abbia fatto parte - al mondo indeterminato delle situazioni soggettive ma è, a tutti gli effetti, una questione sociale e politica.

Altre scomode verità in materia, prossimamente su queste pagine.