Le giornate mondiali

Il 25 novembre scorso è stata celebrata, con l’abituale dovizia di falsità statistiche a mezzo stampa, la “giornata per l’eliminazione della violenza contro le donne” a marchio ONU.


La sensibilizzazione planetaria sul tema va avanti in questo modo dal 1999 senza grandi differenze e senza grandi differenze (neanche geografiche) procede la colpevolizzazione sistematica ed indiscriminata del “maschio”, reo di esistere in quanto tale.

Secondo le anime belle e gementi in difesa dei più deboli, ogni nobile finalità socio-politica (o presunta tale) giustificherebbe i mezzi utilizzati; qualcosa del genere doveva passare anche per la testa dei brigatisti rossi, immagino.
Certe psicologie deliranti, infatti, prevedono l'esistenza di violenze giuste e di violenze sbagliate; sicché combattere la violenza di alcuni con la violenza dei numeri verso l’intera categoria umana a cui quei pochi appartengono sarebbe - sempre secondo quelle anime bellocce - un atto di “giustizia sociale”.

Sporco, manipolatorio ma machiavellicamente efficace, alla prova dei fatti.
Non dovremmo dimenticare che Lenin instaurò il proprio dominio sulle masse con atti di colpevolizzazione indiscriminata del tutto analoghi; milioni di dissenzienti hanno subito gli effetti di quella "giustizia sociale".

Comunque sia, non è di questo che vogliamo parlare – finiremmo per ripetere cose sapute e risapute e che, certo, non vedrà e non saprà mai chi non vuole vedere e sapere – quanto, piuttosto, del valore e del significato delle “giornate mondiali” che l’ONU ha proclamato per la realizzazione di un mondo migliore.

Di queste giornate mondiali se ne contano un quantitativo industriale; secondo alcune fonti sarebbero una cinquantina, secondo altre una sessantina o giù di lì.

Tra queste troviamo anche la giornata per la lingua madre (21 febbraio), quella meteorologica (23 marzo), quella delle telecomunicazioni (17 maggio), non poteva mancare quella dell’ambiente (5 giugno), quella delle cooperative (7 luglio), quella per la distruzione delle armi di piccolo calibro (9 luglio), quella per la preservazione dello strato di ozono (16 settembre) e via discorrendo.

Oggi (29 novembre) ricorre la giornata internazionale per la solidarietà con il popolo palestinese ed abbiamo di fronte tra le altre, per il prossimo mese di dicembre, quella del volontariato (5 dicembre), quella dell’aviazione civile (7 dicembre) per poi finire l’anno in bellezza con la giornata internazionale sull’immigrazione.

La prima osservazione che dovrebbe saltare agli occhi delle persone di buon senso è la seguente: perché l’ONU privilegia questi temi e non altri?

Perché, ad esempio, non è prevista nel calendario dei buoni sentimenti ONU la giornata delle morti sul lavoro?

Sarebbe imbarazzante, forse, costatare che si tradurrebbe in una giornata dell’uomo?

Perché non è prevista una giornata per gli invalidi di guerra e del lavoro?

Sarebbe imbarazzante, forse, constatare che si tradurrebbe in un’altra giornata in difesa dell’uomo?

Perché non è prevista una giornata per il contrasto agli omicidi?

Sarebbe imbarazzante, forse, constatare che si tradurrebbe in un’altra giornata ancora in difesa dell’uomo?

Perché non è prevista una giornata commemorativa per le vittime di guerra?

Sarebbe imbarazzante, forse, constatare che si tradurrebbe nell’ennesima giornata in difesa dell’uomo?

Ma non solo di questo si tratta.

Perché una giornata per il popolo palestinese e non una per il popolo israeliano?

Perché una giornata per la famiglia e non una per la prevenzione (quantomeno) del fenomeno abortivo?

Perché una giornata per l’immigrato e non una per il diritto alla sicurezza?

Perché una giornata per l’ambiente e non una per il miglioramento tecnologico delle condizioni di vita?

Perché, insomma, il mondo sarebbe migliore - secondo l'ONU - a certe condizioni e non ad altre?

Certi dubbi di parzialità non possono essere dissipati.

Ma se non arriviamo all’estremo provocatorio di Giacomo Poretti che, tra tante banalità conclamate, invoca anche la giornata mondiale delle mezze stagioni, continuiamo però a preferire ai nuovi criteri di santità laica del palazzo di vetro la scansione temporale del calendario gregoriano che prevede, con ecumenica e vera universalità di scopi, un Santo patrono per ogni figura umana; persino San Giuseppe sta sempre lì, nonostante tutto, in omaggio alla funzione paterna.
Figuriamoci se questa potrebbe mai essere una priorità dell'ONU….